venerdì 29 agosto 2008

LA RANA VERDE

La rana verde

La rana verde o esculenta, denominata anche rana comune, è una specie appartenente alla famiglia dei Ranidi, nell'ordine Anuri.
Di circa 12 centimetri di lunghezza, presenta un dorso di colore verde smagliante o bruno oliva, talvolta cosparso di macchie nere e ornato, da ogni lato, da una piega ricca di ghiandole di color bronzo. I fianchi sono macchiati di nero o di bruno scuro. Una linea dorsale, chiara, mediale si estende dalla testa fino all'ano, ma manca in parecchi individui.
Il ventre è bianco, punteggiato di nero e di grigio.
Vive ai margini degli stagni e dei corsi d'acqua lenti e con vegetazione fitta. Al minimo segnale di pericolo si tuffa e scompare tra la vegetazione. E' un animale voracissimo che si nutre di insetti, tra cui farfalle che si avventurano sopra l'acqua, larve, vermi, lumache, ma anche di prede voluminose come giovani rane, piccole lucertole, piccoli roditori.
I maschi, provvisti da ogni lato della testa di un sacco vocale esterno, che si gonfia come una vescica, riempiono le notti d'estate con il loro assordante gracidio. L'accoppiamento (ascellare, vale a dire che il maschio tiene la femmina per le ascelle) ha luogo in giugno; le uova (complessivamente parecchie migliaia) vengono deposte in grossi ammassi sul fondo dell'acqua.
In Italia è ampiamente diffusa ovunque, sino a 1200 metri di latitudine.
Pur essendo uno degli abitanti più comune e conosciuto di stagni e acquitrini, la rana ha sempre colpito la fantasia dell'uomo, grazie al particolare aspetto e, soprattutto, per il curioso ciclo vitale, che nella strabiliante metamorfosi da girino a rana ha il suo culmine. Ispirate a queste sue stranezze esistono pertanto molte superstizioni, false credenze ed un buon numero di proverbi e modi di dire. Ad esempio, in passato, si credeva che le rane nascessero dalla terra fecondata dagli acquazzoni estivi, oppure che, essendo animali generati dalla pioggia, potessero cadere direttamente dal cielo.
Il loro gracidare era poi visto come una lode, una preghiera a Dio, ed interromperlo equivaleva a ritardare la liberazione di un'anima dal purgatorio. Altri sostenevano che nelle rane si celassero le anime dei bambini morti prematuramente, perciò guai a ucciderle o molestarle. Di quest'idea non lo sono le streghe, che con rane e rospi preparavano filtri e malefici. E quando non soccombevano nei paioli di fantasiose fattucchiere, erano usati come dimora da principi, fate o demoni.
Questo anfibio, grazie alle carni tenere e saporite, è da sempre apprezzato in cucina. Fino a pochi decenni or sono, schiere di ranari vagavano notti intere per fossi e acquitrini alla ricerca di questo batrace. Alla mattina, quando i sacchi erano pieni, i cacciatori privavano le rane ancora vive della testa e delle zampe, le spellavano e le preparavano per cucinarle fresche, di solito infarinate e fritte o, spolpate, come condimento per la pasta asciutta; oppure le mettevano via sotto sale per l'inverno. Per chiudere, le ranocchie portano bene, tant'è che gli amuleti che le raffigurano (spesso associati a simboli lunari), sono ritenuti validi contro il fascino, il malocchio e la iettatura.









Il problema delle rane verdi in Italia


elinea il sistema trispecifico Rana ridibunda, Rana lessonae e Rana esculenta.
Alcuni ricercatori polacchi identificano però la specie esculenta come un ibrido ibridogenetico risultante dalla fusione dei genomi delle due specie parentali Rana ridibunda e Rana lessonae.
Secondo l'ibridogenesi dalla fusione dei gameti delle due specie parentali si formerebbe un genoma misto in grado di trasmettersi alle generazioni successive allorché l'ibrido si accoppia con la specie parentale o con altri ibridi ibridogenetici. Alla base di tutto vi è l'esclusione , nell'ibribo ibridogenetico, durante la premeiosi, del genoma della specie parentale sintopica.
Il meccanismo dell'ibridogenesi delle rane verdi è sempre legato alla presenza del genoma di ridibunda; anche dove la Rana ridibunda non è diffusa il suo genoma è presente in Rana esculenta, a testimonianza di una presenza passata, ed in nord Europa vi sono popolazioni di Rana esculenta che si automantengono senza la presenza delle due specie parentali (sono poliploidi). Questo quasi a voler indicare un fenomeno evolutivo in corso nell'area europea.
Morfologicamente e molto difficile riuscire a determinare le rane verdi ; nei maschi può essere utile il colore dei sacchi vocali che, bianchi in Rana lessonae e neri in Rana ridibunda, appaiono grigi in Rana esculenta.
Un'altra nota interessante è che l'ibridogenesi nelle rane verdi europee pare sia "nato" in 14 aree diverse ed in modo indipendente l'uno dagli altri.
Dal punto di vista ecologico la specie ibridogenetica è la più resistente a situazioni critiche di inquinamento e variazione dei parametri ambientali.
Nel 1982 Dubois e Guther, ed in seguito Dubois nel 1990, hanno introdotto due nuove categorie tassonomiche per descrivere gli ibridi delle rane verdi e di altri anfibi e rettili. Queste sono il "klepton" (Es. Rana kl. esculenta) per identificare gli ibridi ibridogenetici o ginogenetici ed il "klonon" (Es. Lacerta kn. armeniaca) per designare gli ibridi partenogenetici. Se il klepton indica esclusivamente il taxon di origine ibrida, che parassita il genoma parentale, col termine sinklepton si indica l'insieme della specie ibrida e la o le specie parentali.
In base a studi combinati sul cariotipo e sulla morfologia vi è stata un'esplosione nella descrizione di nuove specie di rane verdi. In Italia le specie padane mantengono la nomenclatura classica mentre la Rana lessonae peninsulare è denominata Rana bergeri ed il suo ibrido ibridogenetico con Rana ridibunda è detto Rana hispanica.
In Italia vi sono attualmente sette rane verdi :
Rana schiperica (introdotta nel 1940 dall'Albania)
Rana catesbeiana (introdotta dal nord America)
Rana ridibunda
Rana lessonae
Rana bergeri
Rana kl esculenta
Rana kl hispanica
Inoltre in Calabria probabilmente vi è una nuova specie di rana verde ancora dall'incerta sistematica.



http://www.naturamediterraneo.com/rana/

LA RANA CROCIFISSA NON VERRA' TOLTA ANCHE DOPO L'APPELLO DEL PAPA

Il Papa condanna la «rana crocifissa»: è un’offesa
28 Ago 2008 | Rassegna Stampa Italia

Bruno Bartoloni su Corriere della Sera (28/8/2008)

Benedetto XVI ha condannato senza mezzi termini la «rana in croce» dell’artista tedesco Martin Kippenberger esposta al nuovo Museo di Bolzano.

Ha scritto una lettera, il 7 agosto, a Franz Pani, il presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, candidato Svp alle prossime provinciali. L’opera, scrive il Papa, «ha ferito il sentimento religioso di tante persone che nella croce vedono il simbolo dell’amore di Dio e della nostra salvezza che merita riconoscimento e devozione religiosa».
La lettera peserà come un macigno stamane sul voto della fondazione del museo che si riunisce per decidere sul destino dell’opera, considerata da alcuni un affronto nei confronti del pontefice venuto a trascorrere le vacanze a Bressanone.
La rana crocefissa era stata prima coperta da giornali e poi spostata dall’ingresso in un angolo più nascosto. La lettera del Papa rischia non solo di avere delle conseguenze sulla futura sistemazione dell’opera ma anche sulla campagna elettorale in corso. A renderla nota è stato infatti lo stesso Pahl, che aveva fatto anche uno sciopero della fame contro la rana in croce. Franz Pahl ha ora minacciato di ritirare la propria candidatura se la rana non verrà tolta entro lunedì prossimo. Stamane la direttrice del museo, la ginevrina Corinne Diserens, decisissima nella sua difesa dell’opera di Kippenberger, rischia di trovarsi isolata o quasi di fronte ai rappresentanti del comitato di fondazione del Museo, tutti nominati dalla Provincia che finanzia l’ente, i quali si sono già espressi a grande maggioranza per la rimozione dell’opera.
«Non è previsto — ha affermato la direttrice — nessun cambiamento nell’allestimento della mostra inaugurale del Museo, fino al giorno della chiusura il 21 settembre prossimo».



http://www.eosarte.eu/index.php/rassegna-stampa-italia/il-papa-condanna-la-rana-crocifissa-e-unoffesa.html

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La "rana crocifissa" non verrà tolta.

Resterà esposta al Museion di Bolzano fino alla chiusura della mostra "Sguardo periferico e corpo collettivo", prevista per il prossimo 21 settembre. L'opera dell'artista tedesco Martin Kippenberger, che rappresenta una rana 'appesa' ad una croce, ha suscitato molteplici polemiche. Nemmeno la lettera di Benedetto XVI ha influenzato il consiglio d'amministrazione del museo.



La decisione è arrivata a maggioranza: 6 sì contro 3 no. Nessuna dimissione o sconfessione per la direttrice del Museion, Corinne Diserens, strenua sostenitrice dell'esposizione dell'opera.



La statua raffigura una rana crocifissa che stringe in una zampa un boccale di birra e nell'altra un uovo. Kippenberger, scomparso precocemente, a 44 anni, nel 1997, la intendeva come un simbolo contro l'ipocrisia del guardare più all'apparenza che all'essenza delle cose.

http://www.romagnaoggi.it/cronaca/2008/8/29/101135/

martedì 26 agosto 2008

ANCHE MUCCHE E CAPRIOLI HANNO UNA BUSSOLA MAGNETICA

25/8/2008 - RICERCHE

Anche mucche e caprioli
hanno una bussola magnetica





ROMA
Anche buoi, mucche, cervi e caprioli sono dotati di un sesto senso magnetico, in base al quale pascolano e riposano con il capo rivolto verso il nord e il sud magnetici della Terra. La scoperta, la prima che mostra su larga scala la magnetoricezione per questi mammiferi, è annunciata sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze, Pnas, da un gruppo di ricerca tedesco e ceco coordinato dalla Germania con l’università di Duisburg-Essen.

La propensione per gli animali delle mandrie ad assumere una posizione omogenea era un fenomeno già noto ma collegato, finora, a fenomeni atmosferici, come vento e condizioni di luce. Ipotesi che ora sono state escluse dalla grande mole di informazioni raccolte su oltre 11.000 capi di bestiame, esaminati grazie ad immagini satellitari e sul campo in varie condizioni atmosferiche e in aree del mondo molto differenti fra loro, dagli Stati Uniti, all’Australia. In particolare sono stati osservati 8.510 capi di bovini in 308 pascoli, grazie alle immagini disponibili su Google Earth e 2.974 fra cervi e caprioli studiati dal vivo in oltre 225 zone della Repubblica Ceca.

I dati hanno mostrato che ovunque le mandrie quando pascolano e riposano, tendono ad allineare l’asse del corpo verso il nord o il sud magnetico e in base alle linee del campo magnetico terrestre. La caratteristica di possedere una sorta di ’bussola magneticà era stata già provata su uccelli, testuggini, cavalli, cetacei, molti roditori e una specie di pipistrello, ma è la prima volta che questa sensibilità viene dimostrata sulle mandrie di buoi, cervi e caprioli. La scoperta che mostra come la magnetoricezione sia molto più diffusa di quanto immaginato e che molti tipi di animali possono in qualche modo essere influenzati dal campo magnetico, secondo i ricercatori, apre la strada a studi sui magnetorecettori in generale e sfida i biofisici a spiegare i meccanismi collegati, con un elevato potenziale per l’etologia applicata alla zootecnia e al benessere degli animali.


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http://www.lastampa.it/lazampa/girata.asp?ID_blog=164&ID_articolo=640&ID_sezione=339&sezione=News