lunedì 10 novembre 2008

FRUTTI DELLA BIOTECNOLOGIA

I FRUTTI DELLA BIOTECNOLOGIA


Tecnoscienze

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Presto disponibili rose blu
Clonata la proteina che da' colore ai fiori
Uno studio dell'italiana Francesca Quattrocchio


Amsterdam - Quando si dice la fuga dei cervelli. Una nuova testimonianza relativa all'eccellenza dei ricercatori italiani che operano all'estero viene dall'Olanda, più precisamente dall'università Vrije di Amsterdam, dove uno studio, coordinato dall'italiana Francesca Quattrocchio, ha permesso di clonare la proteina che sovrintende al colore dei fiori.

Una scoperta che può aprire una nuova pagina nel settore della floricoltura, e che ha già portato alla corsa per brevettare la rosa blu. La dott.ssa Quattrocchio, che ha lawsciato l'Italia 20 anni fa, ha commentato: "mi manca il mio Paese. Ma so che non tornerò prima della pensione".

Massimo Miato

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In in un decennio il problema della scarsita' di organi da trapianto potrebbe essere risolto
Trapianti: in arrivo Suini ogm con organi 'umanizzati'
Alterare geneticamente dei maiali per avere organi


Varese, 9 sett. – Le biotecnologie e in particolare quelle che si avvalgono della genetica hanno fatto immensi passi avanti: dai primi esperimenti del biologo e Premio Nobel tedesco Hans Spemann del 1938, al primo animale clonato, la celeberrima pecora Dolly del 1997, al topo Cumulina dell’anno seguente, fino ad arrivare alla terapia genica e chissà a che altro.

Il massimo esperto britannico in fecondazione artificiale, Robert Winston, ha affermato che in un decennio il problema della scarsità di organi da trapianto potrebbe essere risolto; la sua idea è di alterare geneticamente dei maiali, creando suini ogm con cuori, fegati e reni trapiantabili su esseri umani. Tra qualche mesi ne inizierà la produzione negli Stati Uniti.

Il professor Winston ha spiegato al Sunday Times che la tecnica consiste nell’introduzione di una serie di geni umani nei testicoli o nello sperma dell'animale, il quale a sua volta genererà suini con organi “umanizzati”, che non siano rigettati dai sistemi immunitari dei pazienti. Sempre secondo Il professor Winston questa tecnica escluderebbe la trasmissione di pericolosi virus dall'animale all'uomo. E' stato scelto il maiale in quanto esso "ha organi delle dimensioni giuste che funzionano in modo simile a quelli umani; inoltre questo metodo è molto meno complesso di quelli basati sulla Clonazione.

Verso la fine degli anni Novanta, erano già stati effettuati tentativi di xeno-trapianto (da animale a uomo), ma furono completamente abbandonati a causa dei rischi di rigetto e di contagio e di alcuni casi finiti con la morte del paziente. Ora il professor Winston conta di riportarli d'attualità; l’esperto, infatti, afferma: "Congegni artificiali come i cuori meccanici non hanno mai funzionato bene come quelle biologici. Si è molto parlato recentemente di crescere organi dalle cellule staminali ma questa tecnica è ancora molto primitiva e ci vorranno da venti a trent'anni perché dia frutti".

Il progetto del professore, che è fra l'altro Lord della corona inglese, è stato realizzato con la collaborazione della dottoressa Carol Readhead del California Institute of Techonology. La fase concreta, dopo gli studi teorici, sarà avviata nel Missouri perché gli Stati Uniti offrono più finanziamenti e meno restrizioni legali rispetto alla Gran Bretagna.

Secondo lord Winston molto presto si potrebbe arrivare alla costruzione di intere fattorie dove centinaia di suini geneticamente modificati vengono allevati per lo sviluppo di organi da trapianto da prelevare quando l'animale ha compiuto un anno d'età. Questa prospettiva da qualcuno può essere vista come un abominio, una specie di “fabbrica di Frankenstein”, ma, tenendo conto della penuria di organi da trapianto, questa soluzione non dovrebbe essere scartata a priori, almeno finché non saranno affinate le tecniche che dovrebbero permettere di far crescere organi dalle cellule staminali.

Luca Macchi

9/9/2008


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Una ricerca per poter innestare in un topo il Dna di una specie estinta
La Tigre della Tasmania rivive in un topo
Come nel film Jurassic Park si riesce a far rivivere geni di specie estinte


Milano, 21 mag. - L'ultimo esemplare di tigre della Tasmania (Thylacinus cynocephalus), predatore marsupiale carnivoro morì nel 1936 nello zoo di Hobart in Australia, dopo anni anni di caccia che avevano già condotto alla scomparsa degli esemplari selvatici agli inizi del Novecento.

Settant'anni dopo l'estinzione, il suo DNA rivive in un topo. L'esperimento, il primo in assoluto, è stato descritto dalla rivista "Plos One". La tecnica impiegata ha un potenziale incredibile, potrebbe infatti rilevarci esattamente come apparivano i dinosuari o gli uomini di
Neanderthal e riportare in vita specie estinte.

Andrew Pask della università di Melbourne in Australia e Richard Behringer dell'Università del Texas hanno diretto la ricerca. Insieme ad un gruppo di ricercatori hanno estratto il DNA di una tigre della Tasmania , recuperandolo da campioni conservati da cento anni all'interno di barattoli di alcool conservati al museo di Victoria.
Il gene fatto resuscitare era stato preso dalla pelliccia di un adulto e dal corpo di tre cuccioli che vivevano nel marsupio della madre.

Il DNA era ovviamente frammentato a causa della non perfetta conservazione nell'alcool, ma il team di ricerca è riuscito lo stesso ad
isolare una specifica sequenza da ogni campione, che non contiene il codice completo di un gene, ma permette di estrarre i dati
essenziali riguardanti ossa e cartilagini, ovvero sequenze chiamate Col2a1.

I ricercatori dunque hanno innestato i ritagli di DNA ottenuti, combinandoli con un gene che produce una pigmentazione blu,
all'interno di un embrione di un topo. 14 giorni dopo era possibile vedere che l'esperimento stava funzionando, potendo osservare la
crescita di una macchia di colore blu. Pask affermò: "Possiamo vedere molto chiaramente lo sviluppo delle cartilagini".

Questa tecnica se applicata su campioni conservati in miglior modo consentirebbe di risalire più accuratamente ai geni. Le specie estinte da cui i ricercatori hanno estratto materiale genetico sono diverse, ma è difficile che DNA così vecchi siano tanto ben conservati da permettere la clonazione. Il Dna delle specie a rischio viene prelevato e conservato in enormi congelatori al Frozen Zoo di San Diego, che contiene già 8400 campioni di diversi esemplari per un totale di 800 specie animali.

Utilizzando la tenica messa a punto da Pask e il suo team in un futuro non troppo lontano si potranno quindi riportare in vita specie esitinte.

Ivan Sala

20/5/2008



http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=11961

Chieti: 61enne sbranato e ucciso da rottweiler

il Giornale.it
n. 45 del 2008-11-10 pagina 0

Chieti, 61enne sbranato e ucciso da rottweiler
di Redazione

La tragedia a Sambuceto, frazione di San Giovanni Teatino. Gabriele Ferri, operaio di Pianella, stava svolgendo dei lavori nel giardino del suo datore di lavoro quando l'animale lo ha aggredito e ucciso. La procura ha aperto un'inchiesta sul proprietario del cane

Chieti - Un rottweiler ha aggredito e ucciso un uomo a Sambuceto, frazione di San Giovanni Teatino. L’uomo, 61 anni, era un operaio impegnato in lavori di giardinaggio. L’animale lo ha morso più volte alla testa provocandone la morte immediata. A far scattare i soccorsi, risultati vani, sono stati i padroni di casa. Sul posto si sono recati i carabinieri. E sulla morte dell’operaio è stata aperta un’inchiesta da parte della procura della Repubblica di Chieti: si sta valutando la posizione del proprietario del cane, che per il momento dovrebbe rispondere di omessa custodia dell’animale.

L'incidente Secondo una prima ricostruzione fatta dai carabinieri, la vittima - Gabriele Ferri di Pianella (Pescara) - era solito svolgere dei piccoli lavori di giardinaggio nella villa dove è stato aggredito e conosceva il cane che lo ha azzannato. Il sindaco di San Giovanni Teatino (Chieti), Verino Caldarelli, ha emesso una ordinanza per allontanare l’animale dall’abitazione dove è accaduto l’incidente: il cane è stato già prelevato e sarà probabilmente trasferito in giornata nel canile di Bucchianico (Pescara) della Asl.

L'operaio Ferri lavorava in un colorificio di proprietà di Rinaldo Di Donato, titolare della villa dove l'operaio era solito fare anche giardinaggio. Il proprietario del cane, che si chiama Devil, ha chiesto che l’animale venga abbattuto.



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